L’aumento dei Prezzi Delle Costruzioni

Covid e Superbonus: l’aumento dei Prezzi delle Costruzioni

Pandemia e rincari delle Costruzioni

Da oltre un anno stiamo vivendo una situazione socio-sanitaria senza precedenti causata dalla pandemia da coronavirus tuttora in atto, che ha causato un vero e proprio tsunami per le economie di tutto il mondo.
Paradossalmente, il settore edile italiano sta vivendo mesi di grande euforia per l’enorme richiesta privata di interventi di riqualificazione energetica ed adeguamento sismico, spinti dagli incentivi al 110% previsti dal DM 34/2020.
Come sempre, quando la domanda cresce esponenzialmente, salgono i prezzi.
Un caso emblematico è il rincaro dei vecchi immobili in vendita da riqualificare, che presenta aumenti ben superiori al 50% su tutto il territorio.

Superbonus e aumento esponenziale della domanda

Per comprendere l’impatto del “fattore Superbonus” sul mondo delle costruzioni, ricordiamo che tanto il settore edile quanto quello immobiliare si trovavano da anni in una fase di perdurante stagnazione, senza particolari prospettive di crescita a breve e medio termine.

In questo particolarissimo contesto, le misure politico-economiche adottate a livello globale per contenere la pandemia e quelle fiscali varate in Italia per incentivare la ripresa del settore, hanno generato un doppio effetto “fiammata” sui costi di materiali e prodotti.

Come testimoniato dallo studio della CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, dedicato al settore delle costruzioni, con oltre 10 mila cantieri attivati nell’arco dell’ultimo anno, sono praticamente raddoppiati i prezzi di molti prodotti e materie prime comunemente impiegati in edilizia importate dall’estero, sempre più difficili da reperire.

Aumento dei prezzi di resine, acciaio e legno

Sono in pratica aumentati tutti i costi dei materiali più comunemente usati in edilizia e in particolare quelli legati ai bonus per le ristrutturazioni/riqualificazioni.
Stiamo parlando di aumenti del 100% per l’acciaio (quasi introvabile), ma anche per il legno lamellare o, nel mondo delle materie plastiche, per polimeri e polietileni.

Caso ancor più estremo è quello rappresentato dalle resine, materia prima con molteplici applicazioni nel settore delle costruzioni ad oggi praticamente sparita dal mercato.

Aumento dei Preventivi di Costruzione

I rincari dei materiali hanno effetti devastanti sulle imprese in quanto non possono essere rispettati i contratti già sottoscritti, non più sostenibili economicamente. Ma mentre è logico pensare che l’aumento venga, almeno in parte, assorbito dall’azienda incaricata per tutti i cantieri già avviati, per i nuovi preventivi e per i futuri contratti è altrettanto logico desumere che verrà effettuata un’adeguata revisione dei prezzi che rischia di bloccare nuovamente il mercato e indebolire i bonus.

Ritardi nella chiusura dei cantieri

Le difficoltà di approvvigionamento comportano inoltre ritardi nelle consegne dei materiali e dilatano i tempi dei cantieri pubblici e privati e bloccano i nuovi appalti, in uno stridente contesto di euforia immobiliare da 110%.

Va comunque ricordato che i primi mesi del 2020 hanno causato notevoli sofferenze economiche alle imprese di costruzioni a causa dello stop generalizzato dei cantieri.

Quali sono le cause di questa situazione?

La perdurante situazione di incertezza da Covid-19 ha portato a ridurre o fermare la produzione di materiali in molti paesi come gli USA o la Germania.
Ma non è tutto. Sempre negli Stati Uniti la produzione chimica ha subito uno stop di un mese a causa di un’anomala ondata di gelo.
In Cina assistiamo ad una domanda esponenziale di commodity dovuta ad un economia in controtendenza rispetto al resto del mondo industrializzato.
Persino la vicenda della nave incagliata nel canale di Suez ha avuto un rilevante impatto in questo contesto mondiale.
Non si trovano container, con l’effetto dell’aumento del 400% dei costi di trasporto via nave tra Cina ed Europa.
Anche i contestuali aumenti del petrolio si riversano come sempre su prezzi delle materie prime.

La situazione in Italia

Purtroppo l’Italia paga con gli interessi alcune scelte scellerate prese più o meno consapevolmente in passato, come l’incapacità di auto produrre energia (se non in minima parte) e la necessità di acquistare materie prime dall’estero.

In sostanza, la combinazione di diversi fattori come l’incertezza internazionale dovuta principalmente alla pandemia e all’incremento esponenziale dei prezzi delle materie prime e dell’energia, con una domanda che supera di molto l’offerta (soprattutto per Cina e USA, grazie alle efficaci politiche incentivanti attuate in questi paesi), sta rendendo problematica la ripresa nel mondo delle costruzioni, nonostante l’enorme richiesta di appalti privati.
Se le imprese costruttrici vedono erodere le proprie marginalità di guadagno a causa di incrementi continui dei prezzi dei prodotti e dei materiali grezzi e semilavorati, i committenti devono affrontare spese superiori a quanto preventivato sino a pochi mesi fa, con il rischio di dover rinunciare al lavoro.

Gli incentivi fiscali (ove applicabili) riescono fortunatamente a bilanciare tali aumenti, in particolare per gli interventi di demolizione e ricostruzione, ma tale vantaggio viene meno per tutti i casi di nuova costruzione che non possono godere dei bonus fiscali.

Cosa ci attende nei prossimi mesi?

L’Europa non sembra aver trovato risposte concrete al problema, al contrario di altre superpotenze mondiali. Nel vecchio continente la pandemia ha portato ad un vistoso calo della produzione di acciaio (in Italia la situazione è aggravata dai noti problemi delle acciaierie Ilva di Taranto), comportando la necessità di acquistare grandi quantitativi di materiale all’estero.

Al momento, i governi europei non sono riusciti a sospendere le misure di salvaguardia che prevedono dazi del 25% sull’acciaio importato oltre una certa soglia. In questo scenario precario si tratterebbe di una misura da rimuovere sino al termine dell’emergenza, a difesa delle nostre imprese.

In futuro, invece, bisognerebbe stimolare la produzione di materie prime direttamente in Europa, per evitare il ripetersi di questi catastrofici scenari.
Per concludere, nei prossimi mesi è auspicabile un progressivo assestamento dei costi delle costruzioni con una progressiva diminuzione dei prezzi delle commodity, ma è improbabile si possa tornare al livello dei valori precedenti alla pandemia.

Nel frattempo attendiamo il nuovo decreto del governo, in fase di stesura in questi giorni, con la speranza che contenga soluzioni in grado di garantire l’effettiva ripartenza del settore edile.

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